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Panni stesi in condominio: regolamenti e divieti

Panni stesi in condominio? Si possono stendere o no? Potrà sembrare una domanda bizzarra ma in realtà è una questione che spesso genera liti condominiali. Questo accade perché, oltre a creare disagi a causa degli sgocciolamenti e per il fatto che i panni stesi sono considerati un problema per il decoro dell’edificio. In questo articolo spieghiamo tutto quello che c’è da sapere sulle regole condominiali relative ai panni stesi: dal regolamento comunale al divieto di stendere i panni fuori dal balcone, davanti alle finestre o su proprietà altrui. Sul nostro sito trovi anche la guida sulle regole del barbecue in condominio

Ma come si può gestire il bucato? Vediamo cosa prevede la legge per chi vive in condominio.

Cosa dice la legge sui panni stesi in condominio

Il bucato steso può includere vestiti, lenzuola e biancheria, perciò possono essere considerati antiestetici e non adatti all’esposizione in pubblico o, come nel caso delle lenzuola, oscurare le finestre dei vicini di casa.

Inoltre capita che lo sgocciolio dell’acqua cada inevitabilmente sul balcone del condòmino sottostante provocando i malumori di quest’ultimo.

Come ovviare a questi problemi? Cosa dice la legge in merito?

In assenza di luoghi e spazi appositi, come la lavanderia condominiale, accade che i condomini ricorrano a stenditoi o supporti esterni al balcone per porre ad asciugare i propri indumenti.

Non vi è una norma del Codice Civile che disciplina questa materia, pertanto occorre rifarsi ai regolamenti Comunali e Condominiali.

In merito alla salvaguardia del decoro architettonico, la legge non prevede sanzioni se un condomino stende i panni a vista; questo perché sono considerati elementi provvisori e rimovibili. La legge interviene solo nel caso in cui l’acqua di scolo finisca nella proprietà del vicino.

La Cassazione ha infatti più volte sentenziato che viene fatto divieto di stendere i panni se l’acqua bagna il balcone sottostante, poiché “lo stillicidio, sia delle acque piovane, sia, ed a maggior ragione, di quelle provenienti (peraltro con maggiore frequenza) dall’esercizio di attività umana, quali quelle derivanti dallo sciorinio di panni mediamente sporti protesi sul fondo alieno (pratiche comportanti anche limitazioni di aria e luce a carico dell’immobile sottostante), per essere legittimamente esercitato debba necessariamente trovare rispondenza specifica in un titolo costitutivo di servitù ad hoc […]” (Cass. n. 7576/2007).  Lo sgocciolamento dei panni quindi viene equiparato allo stillicidio in tutto e per tutto. 

Lo stillicidio, laddove vietato dal regolamento condominiale, sarà sempre soggetto a possibili ricorsi alle autorità da parte degli altri condòmini.
Per quanto riguarda la possibilità di costituire una servitù ad hoc, si richiede la realizzazione di un atto costitutivo specifico o la stesura di un regolamento condominiale contrattuale.

Stendere i panni, il regolamento comunale

Oltre ai limiti previsti dalle sentenze della Cassazione, anche il regolamento comunale può prevedere il divieto di esporre i panni stesi fuori dalle finestre, su terrazzi, balconi e prospetti che affacciano sulla pubblica via; oppure concedere l’esposizione solo in determinate ore stabilite. Le regole, quindi, possono essere diverse da Comune a Comune.

In caso di violazione della norma comunale è prevista una sanzione di tipo amministrativo, ossia una multa da pagare a seguito di un controllo da parte della polizia urbana; è perciò opportuno informarsi preventivamente presso il proprio Comune. Vuoi sapere tutto sulle regole condominiali o cerchi un nuovo amministratore di condominio? Iscriviti ora su Condexo

Panni stesi in balcone o davanti alle finestre: Cosa prevede il regolamento condominiale.

Dato che il regolamento condominiale adottato a maggioranza dall’assemblea può disciplinare l’uso delle cose comuni e il decoro dell’edificio, può anche regolamentare la gestione dei panni stesi.

Il regolamento può vietare l’esposizione degli indumenti e della biancheria per preservare l’estetica del condominio, ma anche per evitare liti condominiali conseguenti allo sgocciolamento dell’acqua di scolo nella proprietà altrui.

Lavanderia condominiale: che cos’è e come viene regolata

E’ sempre più diffuso ormai l’utilizzo delle lavanderie condominiali. Queste permettono ai condòmini di risparmiare in termini di energia elettrica, consumo di acqua e di detersivi. In più va sottolineato come questi locali lavanderia contribuiscano alla sostenibilità ambientale e in generale all’aumento del valore dell’immobile condominiale.  

Cosa predispone il regolamentato della lavanderia condominiale?

L’utilizzo della lavanderia rientra tra le norme che riguardano l’utilizzo degli spazi comuni, la quale stabilisce cheCiascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto. A tal fine può apportare a proprie spese le modificazioni necessarie per il miglior godimento della cosa“.

In ogni caso spetta al condòmino far riferimento al proprio regolamento condominiale, per tutti i riferimenti normativi specifici.

Le 10 regole su: Come stendere i panni se abiti in condominio

Se le restrizioni dei vari regolamenti impediscono di esporre i panni a vista, quali soluzioni si possono adottare per far asciugare biancheria e indumenti se abiti in condominio?

  1. stendere i panni eliminando prima l’eccesso di acqua per evitare un indesiderato sgocciolamento al di sotto;
  2. sfruttare cortili interni, terrazze e spazi adibiti a lavanderia;
  3. se si ha la possibilità, si possono stendere i panni in casa, in zone arieggiate;
  4. utilizzare stendibiancheria da termosifone;
  5. utilizzare lo stendibiancheria elettrico;
  6. un’attenzione particolare va al come stendere le lenzuola in condominio: Possono essere piegate e stese su un normale stendi-biancheria, ma si raccomanda di girarle almeno una volta.
  7. utilizzare asciugatrici elettriche se non si hanno altre alternative;
  8. utilizzare la lavanderia a gettoni più vicina a casa;
  9. usufruire della lavanderia condominiale, se presente in condominio;
  10. se non si ha a disposizione un balcone, si può far uso di uno stendibiancheria da finestra. L’importante è fare sempre attenzione allo sgocciolamento…una buona centrifuga può evitarvi inutili diatribe!
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Barbecue in condominio, si può grigliare? Tutte le regole e le norme

“Volevo sapè come t’eri messo per ferragosto”. Se alla domanda cult di Carlo Verdone la risposta è rimanere in città non c’è modo migliore di affrontare afa e deserto cittadino che un bel barbecue, anche in condominio

Che sia nel proprio giardino, sul balcone o sul terrazzo condominiale la grigliata, specie a Ferragosto, ha sempre il suo fascino. E se il vicino non è invitato attenzione a non scatenare la sua ira con fumi e odori molesti. In questo articolo offriamo una guida completa sulle regole e le norme relative al barbecue in condominio: si può grigliare in balcone? cosa dice la legge sui barbecue? L’utilizzo del barbecue è lecito ma nel rispetto di alcune regole per una pacifica convivenza. Di seguito trovi tutto quello che c’è da sapere. Inoltre, sul nostro sito, c’è anche una pagina speciale sulle regole dei panni stesi in condominio.

Barbecue in condominio: le regole da rispettare

 

Ma quali le regole da rispettare per il barbecue in condominio? Se il rispetto del vicino è alla base di ogni convivenza, la legge parla chiaro: nell’articolo 844 del codice civile che regola le “immissioni” è scritto che “il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi”. Quindi sì al barbecue in condominio a patto che odori e fumi provenienti dalla brace non disturbino i vostri vicini: la soglia della “normale tollerabilità” è difficile da stabilire con precisione, ma se a prevalere sono buonsenso e rispetto nulla osta alla grigliata sul balcone o in giardino. Vuoi sapere tutto sulle regole condominiali o cerchi un nuovo amministratore di condominio? Iscriviti ora su Condexo

Si può grigliare in condominio? Cosa dice la Cassazione

Se si vuole comprendere fino in fondo e agire lecitamente, si può far riferimento a diverse sentenze della Corte di Cassazione che regolamentano l’emissione di fumi.

La sentenza Cass. n. 3204/1992 afferma che in caso di emissioni queste sono autorizzate nei limiti tollerabili, evitando il superamento di tali limiti o di quelli imposti ad esempio dal regolamento condominiale.

Ma come può essere valutato il grado di tollerabilità?

La Cassazione indica che non deve essere necessariamente rilevata tramite perizia, sono sufficienti le dichiarazioni di coloro che sono in grado di riferire entità ed effetti delle emissioni (Sent. n. 5215/1995, sent. n. 739/1998).

Barbecue in condominio: le domande frequenti

  • Cosa dice la legge?
    L’articolo 844 del Codice Civile chiarisce che non si può impedire la grigliata purché non sia superata la normale tollerabilità e di avere riguardo della condizione dei luoghi.
  • Quando è vietato fare il barbecue? 
    Ci potrebbe essere un particolare divieto nelle giornate ecologiche. Bisogna sempre informarsi bene nel proprio Comune di residenza, perché potrebbe non essere permesso.
  • Quale barbecue usare in condominio? 
    Sicuramente meglio il barbecue elettrico perché produce meno fumo. 

Il regolamento di condominio decide sul barbecue

E’ il regolamento di condominio a poter rappresentare un ostacolo all’accensione del barbecue. La Suprema Corte ha disposto che la questione delle emissioni può essere regolamentata a livello condominiale (Sent. n.1195/1992) e il Codice Civile afferma che i condòmini possono disciplinare i loro rapporti reciproci in tema di emissioni di fumo tramite il regolamento condominiale (art. 844 c.c.): se in questo è presente una clausola che vieta di fare una grigliata in condominio, gli amanti della brace dovranno rassegnarsi. O battersi per cambiare il regolamento condominiale

   

Come grigliare rispettando il vicino

Si è visto, la legge ci dimostra che nessuno può impedirci di fare un barbecue, basta che non dia fastidio ai vicini.

Come possiamo fare una grigliata mantenendo la pace con il vicinato?

Vogliamo indicarvi qualche consiglio utile da seguire:

  • se avete spazio a disposizione, disponete il barbecue in una zona che sia il più possibile lontana dalle finestre delle altre abitazioni, tenendo bene in considerazione la direzione del vento;
  • se possibile, preferite un barbecue con coperchio, limiterete il fumo e gli odori, oppure barbecue elettrici che raggiungono la temperatura senza fumo come il LotusGrill G-AN-34 – Barbecue a carbone senza fumo;
  • evitate di utilizzare liquidi infiammabili per facilitare l’accensione o il mantenimento della brace, il cattivo odore potrebbe essere eccessivamente fastidioso;
  • se potete, avvertite il vicino della vostra intenzione di accendere la griglia, può così evitare di stendere il bucato e inoltre è un gesto di cortesia!;
  • limitate la frequenza del barbecue per non sfidare la pazienza del vicinato.

Come fare un barbecue di Ferragosto perfetto

 

E dopo aver appreso le regole per la grigliata nel condominio, ecco qualche suggerimento per un barbecue di Ferragosto perfetto

La griglia. La premessa con le parole di Steven Raichlen, il più grande esperto di barbecue, è d’obbligo: la griglia deve essere “pulita, calda e leggermente unta”. 

La brace. Fondamentale la preparazione della brace che deve essere distribuita in modo uniforme, meglio puntare su un’altezza di almeno cinque centimetri. Se ne avete la possibilità preferite il legno alla carbonella. In ogni caso prima di mettere sulla griglia carne o verdure accertarsi che la brace sia al punto giusto di fuoco. Per accenderla meglio una pigna d’abete o un contenitore per le uova di quelli riciclabili e biodegradabili. Mai utilizzare alcool.

 La carne. Olio, aglio, rosmarino, sale, limone e spezie: la marinatura consentirà alla carne di restare saporita dopo il passaggio sul barbecue. Per una grigliata da leccarsi i baffi controllare bene i tempi di cottura a seconda della carne e del taglio scelto. 

 Il pesce. Orologio alla mano soprattutto per il pesce: una cottura troppo prolungata rischia di seccarlo e di farlo sfaldare. Raccoglierlo dalla griglia potrebbe essere un problema! 

Infine, il consiglio migliore è quello di organizzare un barbecue in condominio, metterete tutti d’accordo.

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Pulizia scale condominio: regole, ripartizione spese e normativa

La pulizia scale condominio è spesso causa di litigi tra condòmini. La presenza delle scale è assolutamente necessaria perché consentono di collegare i vari piani di un edificio. Proprio per questa loro funzione le scale condominiali sono inserite tra i beni oggetto di proprietà comune. Quando si tratta della pulizia scale condominiali, cosa dice la legge? Come si effettuano le ripartizioni, ma sopratutto a chi spetta il pagamento delle spese condominiali? Nell’articolo, risponderemo alle vostre domande e a molto di più. E’ molto importante conoscere le regole della pulizia della scale in condominio: dalla normativa alla ripartizione delle spese. Chi abita al primo piano deve pulire tutte le scale? O pagare la pulizia delle scale? Cosa fare se un condomino non pulisce le scale? In questo articolo si trovano tutte le informazioni sulle regole e sulla normativa relativa alla pulizia delle scale in un condominio. Ti ricordiamo che in questo sito è disponibile anche una guida speciale sulle regole dei panni stesi in condominio.

Pulizia scale condominio: la normativa

Il codice civile disciplina la gestione delle scale e per cui anche la loro pulizia e relativa ripartizione delle spese.

Gli articoli che disciplinano la materia sono i seguenti:

  • Secondo l’art. 1117 c.c. le scale sono considerate proprietà comune e quindi spetta a tutti i condòmini contribuire alla pulizia e alla manutenzione. Sono comprese anche le scale esterne e quelle a piano terra con accesso alla strada. Le spese devono essere ripartite secondo le modalità disciplinate non solo tra i coinquilini regolari ma anche tra i proprietari di negozi, studi, laboratori e garage;
  • Art. 1123 c.c. La norma sancisce che le spese per la pulizia scale condominio devono essere divise in base alla misura nella quale vengono adoperate, cioè in base al piano in cui il condomino abita. Chi abita al primo piano paga meno di chi abita all’ultimo;
  • Oltre al codice civile anche il Regolamento condominiale, approvato da tutti i condomini, stabilisce le modalità di manutenzione del vano scale. Mentre spetta all’amministratore di condominio il compito di far rispettare la normativa e risolvere eventuali conflitti.

Ripartizione spese pulizie scale condominio

Il costo delle spese per la pulizia delle scale condominiali segue un criterio diverso in base al tipo di manutenzione che sia essa ordinaria o straordinaria. Vediamo come:

  • Per la manutenzione ordinaria, le spese per la pulizia delle scale condominiali vanno suddivise in base al criterio dell’altezza del piano;
  • Per la manutenzione straordinaria, le spese sono suddivise per metà in ragione dell’altezza del piano e per metà in ragione dei millesimi di proprietà;
  • Il condominio può, attraverso un’assemblea, decidere di dotarsi delle cosiddette tabelle d’uso e/o delle scale redatte da tecnici abilitati con lo scopo di ripartire solo le spese delle pulizia scale.

Resta comunque ferma l’opzione di seguire i dettami del regolamento condominiale per la ripartizione delle suddette spese. Vuoi sapere tutto sulle regole condominiali o cerchi un nuovo amministratore di condominio? Iscriviti ora su Condexo

Chi paga le spese delle pulizie scale?

Secondo la Cassazione: “Alle spese per la pulizia delle scale condominiali devono contribuire tutti i condòmini, compresi i proprietari di autorimesse, laboratori/negozi e gli aventi accesso autonomo e quindi indipendente da quello destinato agli altri piani dell’edificio, nonché i proprietari di seminterrati senza accesso ad altri piani”.

La pulizia delle scale condominiali, dunque non rappresenta un particolare caso di ripartizione, in quanto ogni condòmino è obbligato a corrispondere al condominio la propria quota come descritto nel paragrafo precedente.

La pulizia scale ‘fai da te’: le regole

Se generalmente ci si affida a una ditta di pulizie, capita che in alcuni condomini si preferisca ricorrere a turnazioni tra i condòmini o ad affidare la pulizia delle scale solo a uno di essi.

Questa è una scelta che viene fatta soprattutto con la volontà di risparmiare. La legge consente di poter optare per questa possibilità, ma capita spesso che non duri a lungo perché qualcuno può dimenticare il proprio turno o non vuole più occuparsi personalmente della pulizia.

In questi casi si può andare incontro a litigi tra condòmini, ma la ragione dove sta?
La Corte di Cassazione viene incontro a chi cambia idea in un secondo momento rendendo legittima la decisione di ritirarsi dall’incarico. Ogni delibera condominiale diviene nulla poiché la legge stabilisce che i condòmini sono obbligati a contribuire alle spese per le pulizie, ma non a pulire personalmente gli spazi comuni.

Per questo motivo se si deliberano le pulizie fai da te, il consiglio è quello di raggiungere la maggioranza assoluta in assemblea condominiale perché, in caso contrario, si rischia che in futuro uno dei condòmini possa rifiutare la scelta presa dagli altri e non pulire.

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Animali in condominio: restrizioni?

Quando si parla degli animali in condominio le opinioni in merito sono contrastanti: da una parte c’è chi li accetta o che magari ne possiede, dall’altra chi non è d’accordo e vorrebbe impedirne l’entrata. Chi avrà ragione? Sarà possibile impedire l’accesso al condominio agli animali?. Con questo articolo cercheremo di fare chiarezza.

Il nuovo regolamento sugli animali in condominio

Con la riforma del condominio 220/2012 la giurisprudenza ha deciso di introdurre degli articoli che possano appianare le discussioni facendo chiarezza. In particolare l’articolo 1138, comma 5, del Codice Civile stabilisce che il regolamento condominiale non può impedire la presenza di animali all’interno del condominio. Anche prima dell’intervento normativo, la giurisprudenza si era pronunciata contro l’ipotesi di vietare categoricamente il possesso di animali ai condòmini (cfr. Cass. civ. n. 3705/2011). Tutto ciò, riconoscendo la legittimità di un intervento limitativo del diritto di proprietà nella sola ipotesi in cui il proprietario dell’immobile si fosse contrattualmente obbligato a non detenere animali nella propria unità abitativa (cfr. Trib. Piacenza, 10.04.2001).

Nonostante la legge stabilisca che il regolamento condominiale non possa vietare ai condomini di possedere un animale tuttavia alcuni pensieri divergono sull’ipotesi di applicabilità dell’art. 1138 c.c. agli altri regolamenti esistenti. È il caso, per esempio, del regolamento di contratto. Su questa ipotesi dunque due sono le tesi: una cosiddetta restrittiva, che sostiene che l’art. 1138 c.c. non sia applicabile anche agli altri regolamenti e una cosiddetta estensiva per la quale il 1138 sarebbe valido per tutti i regolamenti.

Accesso alle parti comuni

Finora ci siamo occupati di analizzare cosa dice la legge per quanto riguarda il possesso di un animale all’interno della proprietà esclusiva. Per quanto riguarda le parti comuni trova applicazione la disciplina dell’articolo 1102 c.c. che impone di contemperare gli interessi di tutti i comproprietari, garantendo il pieno e libero uso e godimento da parte di ognuno senza abusi in danno agli altri.

Ciò permette dunque al padrone di far transitare il proprio animale nelle aree comuni comprese scale e ascensore.

Ammessa, dunque,  la legittimità della presenza degli animali nelle singole unità immobiliari è importante che il padrone dell’animale segua delle regole di serena convivenza. La violazione di tali norme potrebbe costituire condotta idonea ad impedire agli altri l’uso secondo diritto del bene comune, e giustificare il divieto di transito e permanenza nello stesso dell’animale.

Tra le regole che il padrone di un animale domestico è tenuto a seguire ci sono:

  1. Tenere l’animale al guinzaglio e dotarlo di museruola qualora fosse necessario;
  2. Rispettare le regole igienico sanitarie;
  3. Evitare che i versi dell’animale possano disturbare il vicinato (es. abbaio prolungato ecc..).

Cosa s’intende per animale domestico?

Il Codice civile non consente più di vietare la detenzione in condominio di “animali domestici”. Non spiega, però, quali specie possono rientrare in questa definizione.

Poiché le leggi esistenti forniscono più che altro definizioni descrittive di tale categoria di animali (senza fornire elenchi), con riferimento generale a quelli che tradizionalmente vivono con l’uomo e da questo dipendono, si deve ritenere che nei condomini si possano liberamente tenere le specie che più comunemente e da più tempo sono scelte per finalità di affezione o compagnia (come cani o gatti o pesci ornamentali).

Questo significa che deve ritenersi, invece ancora garantita la possibilità di impedire la presenza in condominio di animali esotici (come ad esempio i serpenti o gli altri rettili).

Regole diverse per l’inquilino?

Il contratto di locazione per la sua natura prevede delle regole diverse riguardo la detenzione di animali domestici in condominio. Il proprietario dell’appartamento, in qualità di locatario, può infatti vietarne la proprietà. Da ricordare che il contratto trae la sua validità dalla registrazione. Nel caso in cui, quindi, il contratto non venga registrato l’affittuario non dovrebbe sottostare ad alcun obbligo.

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Mediazione condominiale: materie e procedimento

La mediazione condominiale: il d.l. 21.06.2013 n. 69, anche definito “decreto del fare” e convertito con modificazioni nella legge n. 98/2013, ha reintrodotto l’obbligo della mediazione civile e commerciale, per le materie previste dall’art. 5 del d.lgs. n. 28/2010 e quindi anche quelle condominiali. L’obbligo in questione è valido sia per il condominio minimo, sia quello orizzontale, che il supercondominio.

Tali disposizioni raggiungono concretezza attraverso l’articolo 71 quater delle disposizioni di attuazione del codice civile introdotto dalla legge 220/2012.

Materie oggetto della mediazione condominiale ed eccezioni 

Con l’espressione “controversie condominiali” si identificano le materie normate dagli articoli 1117 e 1139 del c.c. oggetto della mediazione. In particolare, rientrano nella mediazione condominiale le vicende riguardanti:

  • le parti comuni e la loro destinazione d’uso;
  • l’amministratore di condominio e la sua gestione;
  • le disposizioni relative agli articoli 61 e 62 in tema di scioglimento del condominio e l’articolo 63 relativo alle riscossioni degli oneri condominiali;
  • le disposizioni relative alle tabelle millesimali e sui regolamenti condominiali (artt. da 68 a 72 c.c.).

L’obbligatorietà della mediazione non preclude però che possa avviarsi e compiersi un procedimento urgente di ingiunzione. Ciò vuol dire che qualora, ad esempio, l’amministratore avesse bisogno di recuperare della documentazione potrà procedere all’azione ingiuntiva senza previa istanza di mediazione.

Procedimento di mediazione 

Le fasi e le norme relative al processo di mediazione vengono esplicitate nel d.lgs. n. 28/2010.

Successivamente alla presentazione dell’istanza spetta al responsabile dell’organo di mediazione di designare un mediatore e di fissare il primo incontro tra le parti al quale sono obbligati a partecipare anche i rispettivi legali. Durante il primo incontro il mediatore avrà il compito di presentare alle compagini le modalità di svolgimento del procedimento e di chiedere alle parti se intendono procedere o meno con la mediazione. Se la risposta fosse negativa il procedimento di riterrebbe concluso senza l’obbligo di pagare alcun onere all’organismo di conciliazione. Qualora la risposta fosse positiva si procederebbe con l’avvio del procedimento.

Durante lo svolgimento della mediazione si possono verificare due condizioni:

  • il raggiungimento di un accordo tra le parti a seguito del quale il mediatore è obbligato a redigere un verbale a carattere esecutivo;
  • il non raggiungimento di un accordo tra le parti che obbliga il mediatore a proporre un’ipotesi di conciliazione che dovrà essere accettata o rifiutata entro 7 giorni.

La legge prevede inoltre che i termini entro i quali il procedimento di mediazione può protrarsi non debbano superare i tre mesi.

Legittimazione 

Al processo di mediazione condominiale è legittimato a partecipare l’amministratore attraverso previa delibera assembleare con le maggioranze previste dall’articolo 1136 c.c.

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Condomino moroso: cosa bisogna fare?

Si definisce moroso il condomino che non ha corrisposto la sua parte di oneri condominiali. Una delle innovazioni apportate dalla riforma del condominio (220/2012) riguarda proprio la figura del condomino moroso. Tale riforma si occupa di individuare i diritti e i doveri delle parti coinvolte in una situazione di morosità.

I poteri dell’amministratore 

L’amministratore acquisisce, grazie alla riforma del condominio, la capacità di recuperare i crediti condominiali senza previa autorizzazione da parte dell’assemblea condominiale. Inoltre viene abolito l’obbligo da parte dell’amministratore di mettere in mora il condomino inadempiente.

In base all’articolo 63 c.c. disp att. l’amministratore di condominio può ottenere un decreto ingiuntivo esecutivo nei confronti del condomino moroso che, a sua volta, può opporsi.

Abbiamo già detto che l’amministratore ha la facoltà di agire nei confronti del condomino moroso, esiste però un termine entro il quale tutto ciò è consentito. L’amministratore ha tempo sei mesi dalla chiusura dell’esercizio annuale per agire contro il condomino moroso.

Un’altra facoltà riconosciuta all’amministratore può essere considerata una misura cautelare. Questa  permette di sospendere l’utilizzo, da parte del condomino moroso, dei servizi comuni destinati a godimento separato.

condomino moroso: cosa fare?

Se il debito del condomino moroso è verso terzi? 

Fino ad ora ci siamo occupati di descrivere quale azioni possono essere intraprese se il condomino si rende moroso.

Adesso è opportuno soffermarci sulle caratteristiche degli obblighi nei confronti di terzi. La legge stabilisce che i condomini debbano corrispondere l’ammontare del debito in misura ai millesimi di proprietà posseduti.

Poniamo il caso però che una ditta abbia eseguito dei lavori per un condominio e che la maggior parte dei condomini abbia pagato la sua quota. Nel momento in cui la ditta non rientra del credito, a causa di un condomino inadempiente, la legge dice che sarà compito dell’amministratore fornire il nome del condomino moroso a questa. Una volta ricevuto il nome del condomino moroso la ditta potrà procedere con la sua “previa escussione”.