Nessun commento

Tamponi da medici di base e pediatri, condòmini favorevoli: ma solo il 42% se nel proprio palazzo

In termini assoluti il 77,5% si è detto favorevole, la percentuale si abbassa vertiginosamente se il medico è il “vicino di casa”. I dati da un’indagine di Condexo.

Tamponi antigenici rapidi dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta: lo prevede un accordo siglato a livello nazionale nell’ambito dei provvedimenti adottati per arginare i contagi da Covid-19. In Italia, come raccontano i dati del Ministero della Salute, sono in media 210.254 i tamponi giornalieri effettuati (dati 6-16 novembre 2020), con le cronache a raccontare di lunghe attese e code per sottoporvisi. Un sistema reputato “pessimo” da 6 persone su 10 del campione intervistato da Condexo, azienda nel campo del PropTech che si occupa di gestione integrata del condominio che ha condotto un’indagine sul tema. Se il 40% di coloro che hanno risposto al sondaggio non si è personalmente sottoposto ad alcun tampone, tra chi ha dovuto effettuare il test per il Coronavirus il 59% ritiene l’attuale sistema “pessimo”; il 33% lo giudica ‘buono’ perchè “non ha riscontrato particolari problemi nell’effettuare un tampone o un test”. ‘Eccellente’ solo per l’8%.

Non un caso dunque che il 77,5% degli intervistati si sia detto favorevole ai tamponi rapidi da medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Su un campione di duemila persone ben 1550 sono convinte che “tutte le iniziative di screening siano utili nel tentativo di limitare i danni dell’epidemia da Covid-19”. Il 22,5% avrebbe invece preferito lasciare tale iniziativa alle Asl, attraverso le postazioni drive-in, negli ospedali e ai laboratori accreditati.

Ma visto che spesso gli studi dei medici di famiglia e pediatri di libera scelta si trovano all’interno di complessi condominiali, qualche timore emerge. Il mondo dei condòmini, quello sondato da Condexo, appare spaccato: se il 55% è favorevole ai tamponi negli studi medici situati nei condomini perchè indossando i dispositivi di protezione individuale risulta “un’iniziativa utile per lo screening”, allo stesso modo il 45% ha espresso la propria contrarietà perchè “non ci sarebbero spazi idonei al distanziamento” e “il via vai di persone potenzialmente positive al Covid-19 potrebbe essere pericoloso”.

E se i tamponi rapidi venissero effettuati in uno studio medico nel proprio condominio di residenza? E’ in questo caso che la percentuale dei favorevoli diminuisce ancora. Se il medico chiamato ad effettuare il tampone rapido per il Covid-19 è sostanzialmente il “vicino di casa” ad accettarlo “senza problemi” sarebbe il 42,5%. Trentacinque punti percentuali in meno rispetto ai favorevoli in assoluto. Il 35% pensa che la decisione spetti all’assemblea condominiale. Il 22,5% esprimerebbe invece la propria “netta” contrarietà.

Tamponi rapidi, l’allarme dei pediatri: “Tamponi nei condomini? Non c’è sicurezza”

“Leggendo le percentuali che sono state rilevate dal sondaggio, è evidente che è facile essere ben disposti su un qualsiasi provvedimento quando lo stesso non interessa direttamente se stessi, ma quando poi quella proposta è più vicina alla propria realtà allora non va più bene. Sicuramente eseguire i tamponi rapidi negli studi medici che si trovano all’interno di condomini – ha commentato i dati dello studio Condexo il dottor Patrizio Veronelli, vicesegretario Cipe Lazio e pediatra di libera scelta – risulta pericoloso in quanto si potrebbe allargare il contagio: l’indagine riguarda, infatti, per lo più asintomatici che potrebbero essere fonte di contagio con una carica virale alta. Molti lavori scientifici ci dicono che gli asintomatici possono essere infettanti per più del 50% delle persone che incontrano. La quasi totalità degli studi medici dei pediatri – sottolinea il medico – non hanno gli standard di sicurezza per poter eseguire i tamponi, tanto
che è stata data la disponibilità ad eseguirli nelle aree che metteranno a disposizione le Asl. Anche qui però sorgono dei problemi per la realizzazione di quanto impone la Regione Lazio poiché, in questi luoghi i
pediatri, saranno soli senza l’aiuto di un infermiere per il contenimento dei bambini che si devono sottoporre al test ed in più non ci sarà il supporto di personale amministrativo per svolgere la parte burocratica particolarmente complicata. Oltre ad essere soli, i pediatri dovranno indossare i dispositivi di protezione nell’area messa a disposizione senza un controllo che è necessario per la giusta vestizione, ugualmente per la svestizione e, soprattutto, per lo smaltimento di materiali biologici altamente pericolosi. Come se non bastasse – fa notare il dott. Veronelli – la formazione per noi medici è prevista attraverso filmati su youtube oppure opuscoli: un po’ come voler fare ‘le nozze con i fichi secchi’. La Regione Lazio pensa solo a fare annunci ma non mette in condizione gli operatori di lavorare in sicurezza. E questo vale anche per i bambini che si devono sottoporre al tampone”.