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Ascensore condominiale: spese, uso e manutenzione

Uno degli argomenti più spinosi quando si parla di condomini è l’ascensore condominiale: dall’uso alla manutenzione, dai costi ai lavori. L’Italia è la nazionale con il maggior numero di ascensori e quindi sono tanti i condòmini che cercano informazioni su cosa dice la legge italiana sull’ascensore condominiale: un problema non da poco per l’amministratore di condominio, che è il responsabile della manutenzione degli impianti comuni. In questo articolo approfondiamo il discorso sull’ascensore condominiale parlando di costi, uso, regole, manutenzione e tutto quello che c’è da sapere. Sul nostro sito, inoltre, è disponibile un articolo sulla pulizia delle scale in condominio.

Ascensore condominiale in regola, cosa dice la legge

Un ascensore condominiale deve avere determinati requisiti per essere considerato in regola. Cosa dice la legge in Italia? Il codice civile, all’art. 1117 sulle parti comuni dell’edificio, specifica che sono oggetto di proprietà comune dei proprietari dei diversi piani, o porzioni di piani di un edificio; se il contrario non risulta dal titolo, anche le opere, le installazioni, i manufatti di qualunque genere che servono all’uso e al godimento comune, come gli ascensori, i pozzi, le cisterne, gli acquedotti e inoltre le fognature e i canali di scarico, gli impianti per l’acqua, per il gas, per l’energia elettrica, per il riscaldamento e simili, fino al punto di diramazione degli impianti ai locali di proprietà esclusiva dei singoli condòmini. Vuoi sapere tutto sulle regole condominiali o cerchi un nuovo amministratore di condominio? Iscriviti ora su Condexo.


Ascensori nuovi, le regole sulle dimensioni

Negli ascensori moderni, la cabina deve misurare almeno L 95 x P 130 cm. Le porte devono essere a scorrimento automatico o ad anta incernierata e devono rimanere aperte almeno 8 secondi.

Ascensore condominiale: quanto costa?

Il prezzo di un ascensore condominiale interno parte dai 10mila euro. Il costo ovviamente cresce in base al numero di piani da servire e dalle caratteristiche della cabina. Per condomini di 4 piani il costo può aumentare fino a raggiungere i 35mila euro. Il costo di un ascensore esterno è più o meno uguale. Soluzione consigliata quando all’interno degli edifici non c’è spazio sufficiente per creare un vano. Si parte da impianti di 10mila euro e possono crescere fino a 25mila per 2 piani.

Spese condominio ascensore: chi deve pagare?

Una domanda molto frequente riguarda le spese per l’ascensore condominiale. La legge è molto chiara riguardo alle spese che spettano al proprietario e quelle che deve pagare il locatore. Ricordiamo che il locatore ha sempre diritto di prendere visione dei giustificativi delle spese concernenti l’ascensore.

  • Spese d’uso e di manutenzione ordinaria spettano all’affittuario. Lo prevede la legge n. 392/1978: sono interamente a carico dell’affittuario, salvo patto contrario, le spese relative al servizio di pulizia, al funzionamento e all’ordinaria manutenzione dell’ascensore.
  • Spese per la verifica biennale sono a carico del conduttore, perché è una tipologia di manutenzione ordinaria.
  • Spese straordinarie di intervento sull’impianto e sulla sua funzionalità complessiva: il costo dell’adeguamento è in carico al proprietario.
  • Spese per la manutenzione straordinaria sono del proprietario.

Chi sta al piano terra deve pagare l’ascensore condominiale?

Una domanda molto frequente riguarda anche il pagamento dell’ascensore condominiale da parte di chi sta al piano terra. Chi sta al piano terra deve pagare l’ascensore condominiale? La risposta è Sì perché l’ascensore è una parte comune del condominio e quindi tutti i condòmini sono tenuti a partecipare alle spese di gestione delle parti comuni. Nel caso d’installazione di un ascensore in un “vecchio” stabile è possibile trovare delle soluzioni che vengano incontro ai condòmini che abitano al piano terra o che hanno negozi o uffici con accessi indipendenti. Sul nostro sito trovi anche una pagina con tutto quello che c’è da sapere sul riscaldamento condominiale.

Installazione ascensore condominiale: chi decide?

Come recita il comma 5 dell’art. 1136 del codice civile, la decisione di installare un ascensore in condominio spetta all’assemblea che deve deliberare con la maggioranza degli intervenuti e almeno i 2/3 dei millesimi dell’intero edificio: le deliberazioni che hanno per oggetto le innovazioni previste dal primo comma dell’art. 1120 devono essere sempre approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza dei partecipanti al condominio e i due terzi del valore dell’edificio. Se la richiesta dell’ascensore condominiale è finalizzata all’abbattimento delle barriera architettoniche per la presenza di una persona anziana o con difficoltà a deambulare nel condominio, la deliberà può essere approvata a maggioranza semplice.

Lavori ascensore in condominio: chi paga?

A stabilire i principi in base a cui le spese dell’ascensore devono essere ripartite in condominio è l’articolo 1124 del codice civile. L’articolo recita infatti: “Le scale e gli ascensori sono mantenuti e sostituiti dai proprietari delle unità immobiliari a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore delle singole unità immobiliari, e per l’altra metà esclusivamente in misura proporzionale all’altezza di ciascun piano dal suolo”.

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Bonus ristrutturazioni edilizie 2023: come funziona

Il settore edilizio ha beneficiato, anche nel 2023, di importanti agevolazioni fiscali per interventi di recupero del patrimonio sia in termini di singole unità abitative che per quanto riguarda le parti comuni condominiali (Bonus ristrutturazioni). La misura più conosciuta è quella disciplinata dall’Art. 16-bis del Dpr 917/86 che prevede una detrazione Irpef del 36% delle spese sostenute, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 48.000 euro per unità immobiliare.

A partire dal giugno 2012 la detrazione Irpef è stata aumentata al 50%. Misura più volte prorogata e che attualmente prevede, con legge di bilancio 2022 (legge n. 234 del 30 dicembre 2021)  che fino al 31 dicembre 2024 si ha la possibilità di usufruire della maggiore detrazione Irpef (50%) e del limite massimo di spesa di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Senza ulteriori proroghe, dal 1° gennaio 2025 la detrazione tornerà al 36% e con il limite di 48.000 euro. Sul nostro sito trovi anche una pagina con tutto quello che c’è da sapere sul riscaldamento condominiale.

Bonus ristrutturazioni 2023: regole e come funziona

Il Bonus ristrutturazione 2023 è stato confermato con una detrazione del 50% sull’imposta IRPEF, fino ad un massimo di spesa sostenuta di 96.000 euro in 10 rate annuali. Il bonus è destinato a persone fisiche per interventi di restauro, risanamento e ristrutturazione edilizia.

Bonus ristrutturazione 2023, ecco alcuni esempi di spese detraibili:

  • Realizzazione di autorimesse o posti auto;
  • Installazione di sistemi a cappotto termico per migliorare il risparmio energetico;
  • Realizzazione o miglioramento di servizi igienici;
  • Rifacimento di scale e rampe;
  • Eliminazione di barriere architettoniche;
  • Interventi di bonifica dell’amianto;
  • Sostituzione d’infissi esterni e serramenti o persiane.

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Agevolazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie

Insieme alla detrazione Irpef al 50% delle spese per ristrutturazioni edilizie si aggiunge il decreto legge n. 34/2020 conosciuto come “Superbonus”, che stabilisce una detrazione pari al 110% per la realizzazione di alcune tipologie di interventi (interventi antisismici,  eliminazione delle barriere architettoniche, installazione di impianti fotovoltaici ecc.).

Misura supportata anche dalla possibilità di cedere il proprio credito al fornitore o ricevere uno sconto in fattura dell’ammontare della detrazione spettante.

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la nuova guida ai bonus edilizi 2022, scaricabile da qui, di cui andiamo ad analizzare i punti più importanti riguardanti le agevolazioni in vigore.

L’attuale detrazione Irpef del 50% per il recupero del patrimonio edilizio è valida per le singole unità abitative e per le parti comuni dei condomini. I lavori sulle singole unità immobiliari per i quali spetta l’agevolazione fiscale sono:

Manutenzione straordinaria:

  • installazione di ascensori e scale di sicurezza;
  • realizzazione e miglioramento dei servizi igienici;
  • sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande e con modifica di materiale o tipologia di infisso;
  • rifacimento di scale e rampe;
  • interventi finalizzati al risparmio energetico;
  • recinzione dell’area privata;
  • costruzione di scale interne.

Restauro e risanamento conservativo:

  • interventi mirati all’eliminazione e alla prevenzione di situazioni di degrado;
  • adeguamento delle altezze dei solai nel rispetto delle volumetrie esistenti;
  • apertura di finestre per esigenze di aerazione dei locali.

Ristrutturazione edilizia:

  • demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria dell’immobile preesistente;
  • modifica della facciata;
  • realizzazione di una mansarda o di un balcone;
  • trasformazione della soffitta in mansarda o del balcone in veranda;
  • apertura di nuove porte e finestre;
  • costruzione dei servizi igienici in ampliamento delle superfici e dei volumi esistenti.

Le agevolazioni sono previste anche per quegli interventi necessari alla ricostruzione o al ripristino dell’immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi a condizione che sia stato dichiarato lo stato di emergenza.

Tra le misure previste ci sono anche la cablatura degli edifici e il contenimento dell’inquinamento acustico; Gli interventi finalizzati all’efficientamento energetico, in particolare con l’installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica.

Allo stesso modo sono compresi gli interventi di adeguamento sismico, con particolare riguardo all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica e di bonifica dell’amianto.

Agevolazioni per abbattimento barriere architettoniche

Anche l’abbattimento delle barriere architettoniche è una misura che può beneficiare della detrazione fiscale, con interventi volti  installare ascensori e montacarichi o alla realizzazione di ogni strumento che, attraverso la comunicazione, la
robotica e ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia idoneo a favorire la mobilità interna ed esterna all’abitazione per le persone con disabilità gravi.

Agevolazioni per prevenzione rischio atti illeciti

La manovra prevede anche delle agevolazioni per prevenire atti illeciti come furti, aggressioni, sequestri di persona e l’intervento è valido solo per le spese sostenute sull’immobile. Tra gli interventi sono ricompresi:

  • rafforzamento, sostituzione o installazione di cancellate o recinzioni murarie
    degli edifici;
  • apposizione di grate sulle finestre o loro sostituzione;
  • porte blindate o rinforzate;
  • apposizione o sostituzione di serrature, lucchetti, catenacci, spioncini;
  • installazione di rilevatori di apertura e di effrazione sui serramenti;
  • apposizione di saracinesche;
  • tapparelle metalliche con bloccaggi;
  • vetri antisfondamento;
  • casseforti a muro;
  • fotocamere o cineprese collegate con centri di vigilanza privati;
  • apparecchi rilevatori di prevenzione antifurto e relative centraline.

Bonus ristrutturazione condominio

In ambito condominiale, nel 2022, sono previste delle agevolazioni fiscali in tema di ristrutturazione edilizia, che sono riconducibili agli stessi interventi realizzati sulle proprietà private ma  riconducibili a quelli di manutenzione ordinaria effettuati sulle parti comuni:

  • opere di riparazione;
  • rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici;
  • opere necessarie a integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti;
  • sostituzione di pavimenti, infissi e serramenti;
  • tinteggiatura di pareti, soffitti, infissi interni ed esterni;
  • rifacimento di intonaci interni, l’impermeabilizzazione di tetti e terrazze verniciatura delle porte dei garage.

Tra i lavori ammessi all’agevolazione rientrano sostanzialmente gli stessi interventi per i quali si può usufruire della detrazione quando sono effettuati sulle singole unità abitative:

  • necessari alla ricostruzione o al ripristino dell’immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi;
  • effettuati per eliminare le barriere architettoniche o finalizzati a favorire la mobilità a persone con disabilità gravi (articolo 3, comma 3, della legge n. 104/1992);
  • utili a prevenire il rischio del compimento di atti illeciti da parte di terzi;
  • finalizzati alla cablatura degli edifici e al contenimento dell’inquinamento acustico;
  • effettuati per il conseguimento di risparmi energetici;
  • per l’adozione di misure antisismiche;
  • di bonifica dell’amianto e di esecuzione di opere volte a evitare gli infortuni domestici.

A chi spettano i bonus ristrutturazione in condominio

Possono usufruire delle detrazioni i singoli condòmini in base alle loro quote millesimali di proprietà, o dei diversi criteri applicabili ai sensi degli articoli 1123 e seguenti del codice civile. Il singolo condomino riceverà dall’amministratore una certificazione contenente l’ammontare delle spese sostenute nell’anno di riferimento e la quota parte millesimale imputabile al condomino stesso.

Come ottenere il bonus ristrutturazioni 2022

 

Fino al 31 dicembre 2024 il bonus ristrutturazione edilizia prevede un limite massimo di spesa, base per il calcolo della detrazione del 50%, di 96.000 euro per ogni singola unità immobiliare. Il limite è da considerarsi annuale e riguarda il singolo immobile e le sue pertinenze.

Per gli interventi che sono una prosecuzione di quelli iniziati negli anni precedenti, per la determinazione del tetto massimo di spesa si deve tenere conto di quelle sostenute nei medesimi anni. Quindi le detrazioni di cui si ha già usufruito non devono aver superato il limite complessivamente.

La ripartizione della detrazione avviene in 10 quote annuali dello stesso importo, nell’anno in cui si è sostenuta la spesa e in quelli successivi. Le spese da portare in detrazione non sono cumulabili con quelle relative ai bonus di efficientamento energetico (detrazioni al 65%).

Richiesta del bonus ristrutturazioni 2022

Negli anni le procedure per l’ottenimento di bonus in detrazioni sono state snellite e semplificate. Ad oggi è necessario inserire nella dichiarazione dei redditi i dati catastali identificativi dell’immobile e, se i lavori sono effettuati dal detentore, gli estremi di registrazione dell’atto che ne costituisce titolo e gli altri dati richiesti per il controllo della detrazione.

Sarà inoltre necessario inviare la seguente documentazione all’Azienda Sanitaria Locale di competenza tramite raccomandata A/R:

  • generalità del committente dei lavori e ubicazione degli stessi;
  • natura dell’intervento da realizzare;
  • dati identificativi dell’impresa esecutrice dei lavori con esplicita assunzione di responsabilità, da parte della medesima, in ordine al rispetto degli obblighi posti dalla vigente normativa in materia di sicurezza sul lavoro e contribuzione;
  • data di inizio dell’intervento di recupero.

Se gli interventi riguardano anche risparmio energetico e fonti rinnovabili è obbligatorio inviare una comunicazione a Enea. Per gli interventi terminati nel 2022 la comunicazione va trasmessa, entro 90 giorni dalla data di fine lavori. Se la data di fine lavori è compresa tra il 1° gennaio 2022 e il 31 marzo 2022, il termine di 90 giorni decorre dal 1° aprile 2022

Come pagare i lavori di ristrutturazione

Ai fini dell’ottenimento delle detrazioni fiscali è obbligatorio effettuare i pagamenti dei lavori tramite bonifico bancario o postale contenente i seguenti dati:

  • causale del versamento, con riferimento alla norma (articolo 16-bis del Dpr n.917/1986);
  • codice fiscale del beneficiario della detrazione;
  • codice fiscale o numero di partita Iva del beneficiario del pagamento.

Le spese non pagabili con bonifico possono essere assolte con altre modalità. Al momento del pagamento verrà applicata una ritenuta dell’8% da parte di Poste o della banca a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dall’impresa che
effettua i lavori.

Per i lavori condominiali, oltre al codice fiscale del condominio è necessario indicare quello dell’amministratore o di altro condomino che effettua il pagamento.

Cessione del credito e sconto in fattura per ristrutturazioni edilizie

Sono previste modalità alternative alla detrazione fiscale per ottenere delle agevolazioni in caso di interventi di ristrutturazione edilizia:

  • Sconto in fattura: un contributo di pari ammontare della detrazione d’imposta lorda, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore che ha effettuato gli interventi. Sarà il fornitore a recuperare il contributo anticipato come credito d’imposta, che potrà a sua volta cedere ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli intermediari finanziari.
  • Cessione del credito: la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante. Si può cedere il credito a fornitori di beni e servizi necessari alla realizzazione degli interventi, persone fisiche, anche esercenti attività di lavoro autonomo o
    d’impresa, società ed enti o istituti di credito e intermediari finanziari.

E’ possibile richiedere una delle due misure per i seguenti interventi:

  • manutenzione straordinaria;
  • restauro e risanamento conservativo;
  • ristrutturazione edilizia;
  • manutenzione ordinaria (solo per le parti comuni degli edifici);
  • realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali (se effettuati a partire dal 2022);
  • installazione di impianti fotovoltaici.

Per un approfondimento su queste misure Cessione del credito – Le ultime novità

Agevolazioni per l’acquisto e la costruzione di box e posti auto

E’ prevista una detrazione Irpef anche per l’acquisto o la costruzione di box e posti auto pertinenziali. Come specificato dall’Agenzia delle Entrate, il bonus è richiedibile:

  • per l’acquisto di box e posti auto pertinenziali già realizzati dall’impresa costruttrice (solo per le spese imputabili alla loro realizzazione);
  • per interventi di realizzazione di parcheggi (autorimesse o posti auto, anche a proprietà comune), purché vi sia un vincolo di pertinenzialità con una unità immobiliare abitativa.

Per l’ottenimento dell’agevolazione occorre rispettare alcuni requisiti che prevedono la proprietà o un atto di vendita, deve esserci un vincolo pertinenziale con almeno un’unità abitativa e che l’impresa documenti i costi della sola realizzazione dei posti auto.

Mutui per ristrutturare casa

Anche per i mutui è prevista un’agevolazione consistente in una detrazione Irpef degli interessi passivi, e i relativi oneri accessori, pagati sui mutui ipotecari stipulati a partire dal 1998 per la ristrutturazione o la costruzione dell’abitazione principale.

Con questa agevolazione si può portare in detrazione il 19% degli interessi pagati, indicandone l’importo nella dichiarazione annuale dei redditi. L’importo massimo sul quale calcolare la detrazione è pari a 2.582,25 euro.

Può essere richiesto dal contribuente che stipula il contratto di mutuo e che avrà il possesso dell’unità immobiliare, a titolo di proprietà o di altro diritto reale, e nella quale egli o i suoi familiari intendono dimorare abitualmente.

Interventi ammessi nell’agevolazione mutuo

Le agevolazioni riguardano gli interventi realizzati in conformità al provvedimento comunale che autorizzi una nuova costruzione, compresi gli interventi di ristrutturazione edilizia indicati nell’articolo 3, comma 1 – lettera d), del Dpr n. 380/2001, interventi effettuati su un immobile acquistato allo stato grezzo e per la costruzione e la ristrutturazione edilizia di un fabbricato rurale da
adibire ad abitazione principale del coltivatore diretto.

Condizioni per richiedere l’agevolazione del mutuo

Anche per questa tipologia di agevolazione sono richieste delle precise condizioni da rispettare. Nello specifico:

  • il mutuo deve essere stipulato nei 6 mesi antecedenti la data di inizio dei lavori di costruzione o nei 18 mesi successivi;
  • l’immobile deve essere adibito ad abitazione principale entro 6 mesi dal termine dei lavori;
  • il contratto di mutuo deve essere stipulato dal soggetto che avrà il possesso dell’unità immobiliare a titolo di proprietà o di altro diritto reale.

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Cassette postali condominiali: normativa e regole

Cassette postali condominiali è questa l’espressione più comunemente utilizzata per indicare il casellario postale condominiale. Che ci si riferisca a questi oggetti con un’espressione o con l’altra bisogna essere a conoscenza delle norme che regolamentano il loro posizionamento e utilizzo. Questo articolo si pone l’intento, dunque, di contrastare ogni errore in materia. Tante persone vogliono sapere la normativa sulle cassette postali condominiali per conoscere le regole sulla posta in condominio. E in questo articolo ci sono tutte le informazioni sulle cassette postali, esterne o interne, in condominio: dalle regole principali alla normativa italiana, dai prezzi alle ripartizione spese. Sul nostro sito inoltre c’è anche una pagina sulle regole per il barbecue in condominio.

Cassette postali condominiali: legge e normativa

La prima domanda alla quale vogliamo rispondere è: “Dove vanno posizionate le cosidette buche delle lettere?”. Iniziamo con l’affermare che ogni domicilio deve possedere la sua personale cassetta delle lettere. Questa infatti, è necessaria affinché il proprietario dell’abitazione riceva le proprie comunicazioni. 

In materia sono intervenute diverse normative che hanno provveduto a disciplinarne il posizionamento, la struttura e i materiali delle cassette postali condominiali. Primo di questi fu il decreto del 9 aprile 2001 con cui il Ministero delle Comunicazioni ha provveduto ad approvare le condizioni generali del servizio postale. Successivamente è stato approvato il decreto del 1 ottobre 2002 del Ministero dello sviluppo economico che ripropone il contenuto del primo. Infine a conferma della delibera è intervenuta l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni con un decreto del 20 giugno 2013. Vuoi sapere tutto sulle regole condominiali o cerchi un nuovo amministratore di condominio? Iscriviti ora su Condexo

Cassette domiciliari e cassette condominiali

Per quanto riguarda le “cassette domiciliari” si afferma che il recapito degli invii semplici è effettuato in apposite cassette accessibili al portalettere installate dal destinatario a proprie spese.   La forma e le dimensioni della cassetta e l’apertura devono risultare tali da consentire di introdurvi gli invii senza difficoltà. Queste sono le chiare disposizioni per quanto riguarda le cassette postali domiciliari, quando però si parla di quelle condominiali sorgono i problemi. 

Le cassette postali condominiali devono allo stesso tempo essere accessibili per tutti i condòmini e rispettare la normativa vigente. Il provvedimento, a questo proposito, chiarisce che: “Negli edifici plurifamiliari, nei complessi formati da più edifici e negli edifici abitati a sede d’impresa, le cassette devono essere raggruppate in un unico punto di accesso”. La stessa normativa stabilisce in via generale che le cassette devono essere collocate al limite della proprietà, sulla pubblica via o comunque in luogo liberamente accessibile, salvo accordi differenti con l’ufficio postale. In sostanza il postino deve essere in grado di accedere alle cassette senza essere costretto a bussare o accedere alla proprietà privata per adempiere ai suoi compiti. La soluzione dunque è quella di collocare le cassette postali all’esterno del palazzo. Un’ulteriore prescrizione prevede l’obbligo di indicazione del nome del proprietario della cassetta. 

Cassette postali condominiali: ripartizione spese

Per quanto riguarda la ripartizione delle spese per l’installazione delle cassette postali verranno ripartite in parti uguali per le singole unità. Per quanto riguarda invece la riparazione di una cassetta dovrà provvederne il proprietario.

Le disposizioni per i costruttori delle cassette postali

La normativa  europea UNI EN 13724, completa quelle nazionali, stabilendo degli standard da seguire per la produzione delle cassette postali. Gli standard si riferiscono a dimensioni, resistenza, sicurezza contro l’effrazione e la salvaguardia della privacy. Per quanto riguarda le dimensioni, la cassetta deve essere in grado di contenere sia una busta A4, sia delle riviste. Devono anche possedere degli strumenti antiprelievo. Infine ogni cassetta non dovrà possiede nessuno spigolo vivo per evitare eventuali dolorosi incidenti. Sul nostro sito, c’è anche una pagina speciale sulle regole dei panni stesi in condominio.

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Pulizia scale condominio: regole, ripartizione spese e normativa

La pulizia scale condominio è spesso causa di litigi tra condòmini. La presenza delle scale è assolutamente necessaria perché consentono di collegare i vari piani di un edificio. Proprio per questa loro funzione le scale condominiali sono inserite tra i beni oggetto di proprietà comune. Quando si tratta della pulizia scale condominiali, cosa dice la legge? Come si effettuano le ripartizioni, ma sopratutto a chi spetta il pagamento delle spese condominiali? Nell’articolo, risponderemo alle vostre domande e a molto di più. E’ molto importante conoscere le regole della pulizia della scale in condominio: dalla normativa alla ripartizione delle spese. Chi abita al primo piano deve pulire tutte le scale? O pagare la pulizia delle scale? Cosa fare se un condomino non pulisce le scale? In questo articolo si trovano tutte le informazioni sulle regole e sulla normativa relativa alla pulizia delle scale in un condominio. Ti ricordiamo che in questo sito è disponibile anche una guida speciale sulle regole dei panni stesi in condominio.

Pulizia scale condominio: la normativa

Il codice civile disciplina la gestione delle scale e per cui anche la loro pulizia e relativa ripartizione delle spese.

Gli articoli che disciplinano la materia sono i seguenti:

  • Secondo l’art. 1117 c.c. le scale sono considerate proprietà comune e quindi spetta a tutti i condòmini contribuire alla pulizia e alla manutenzione. Sono comprese anche le scale esterne e quelle a piano terra con accesso alla strada. Le spese devono essere ripartite secondo le modalità disciplinate non solo tra i coinquilini regolari ma anche tra i proprietari di negozi, studi, laboratori e garage;
  • Art. 1123 c.c. La norma sancisce che le spese per la pulizia scale condominio devono essere divise in base alla misura nella quale vengono adoperate, cioè in base al piano in cui il condomino abita. Chi abita al primo piano paga meno di chi abita all’ultimo;
  • Oltre al codice civile anche il Regolamento condominiale, approvato da tutti i condomini, stabilisce le modalità di manutenzione del vano scale. Mentre spetta all’amministratore di condominio il compito di far rispettare la normativa e risolvere eventuali conflitti.

Ripartizione spese pulizie scale condominio

Il costo delle spese per la pulizia delle scale condominiali segue un criterio diverso in base al tipo di manutenzione che sia essa ordinaria o straordinaria. Vediamo come:

  • Per la manutenzione ordinaria, le spese per la pulizia delle scale condominiali vanno suddivise in base al criterio dell’altezza del piano;
  • Per la manutenzione straordinaria, le spese sono suddivise per metà in ragione dell’altezza del piano e per metà in ragione dei millesimi di proprietà;
  • Il condominio può, attraverso un’assemblea, decidere di dotarsi delle cosiddette tabelle d’uso e/o delle scale redatte da tecnici abilitati con lo scopo di ripartire solo le spese delle pulizia scale.

Resta comunque ferma l’opzione di seguire i dettami del regolamento condominiale per la ripartizione delle suddette spese. Vuoi sapere tutto sulle regole condominiali o cerchi un nuovo amministratore di condominio? Iscriviti ora su Condexo

Chi paga le spese delle pulizie scale?

Secondo la Cassazione: “Alle spese per la pulizia delle scale condominiali devono contribuire tutti i condòmini, compresi i proprietari di autorimesse, laboratori/negozi e gli aventi accesso autonomo e quindi indipendente da quello destinato agli altri piani dell’edificio, nonché i proprietari di seminterrati senza accesso ad altri piani”.

La pulizia delle scale condominiali, dunque non rappresenta un particolare caso di ripartizione, in quanto ogni condòmino è obbligato a corrispondere al condominio la propria quota come descritto nel paragrafo precedente.

La pulizia scale ‘fai da te’: le regole

Se generalmente ci si affida a una ditta di pulizie, capita che in alcuni condomini si preferisca ricorrere a turnazioni tra i condòmini o ad affidare la pulizia delle scale solo a uno di essi.

Questa è una scelta che viene fatta soprattutto con la volontà di risparmiare. La legge consente di poter optare per questa possibilità, ma capita spesso che non duri a lungo perché qualcuno può dimenticare il proprio turno o non vuole più occuparsi personalmente della pulizia.

In questi casi si può andare incontro a litigi tra condòmini, ma la ragione dove sta?
La Corte di Cassazione viene incontro a chi cambia idea in un secondo momento rendendo legittima la decisione di ritirarsi dall’incarico. Ogni delibera condominiale diviene nulla poiché la legge stabilisce che i condòmini sono obbligati a contribuire alle spese per le pulizie, ma non a pulire personalmente gli spazi comuni.

Per questo motivo se si deliberano le pulizie fai da te, il consiglio è quello di raggiungere la maggioranza assoluta in assemblea condominiale perché, in caso contrario, si rischia che in futuro uno dei condòmini possa rifiutare la scelta presa dagli altri e non pulire.

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Lastrico solare, cos’è: significato, definizione e regole

Quando si parla di lastrico solare non sempre si hanno le idee chiare. Non esiste una definizione riconosciuta scientificamente per spiegare cos’è il lastrico solare. Possiamo dire in generale che si tratta di una struttura piana posta all’apice dell’edificio a protezione e copertura dello stesso. In questo articolo spieghiamo cos’è il lastrico solare: dalla definizione al significato. Sul nostro blog, inoltre, è disponibile una pagina sulle regole per il barbecue in condominio

Lastrico solare: definizione e significato

Una sentenza della Cassazione (13 dicembre n. 27942) ha stabilito che per lastrico solare deve intendersi: “La superficie terminale dell’edificio che abbia la funzione di copertura/tetto delle sottostanti unità immobiliari, comprensivo di ogni suo elemento, sia pure accessorio, come la pavimentazione”. In molti, poi, si chiedono non solo cosa sono i lastrici solari ma anche a cosa servono. Scopri tutto quello che c’è da sapere di seguito. Vuoi sapere tutto sulle regole condominiali o cerchi un nuovo amministratore di condominio? Iscriviti ora su Condexo

Lastrico solare o terrazza: Quali sono le differenze?

Il lastrico solare può, come abbiamo già detto, svolgere la funzione di tetto. Questo infatti può anche essere costituito da una superficie calpestabile, ma il fatto di poter essere calpestato non ne cambia la sua destinazione, che rimane quella di copertura degli ambienti sottostanti.

La terrazza invece può essere definita come copertura ma con il perimetro ben delimitato da ringhiere, balaustre o muretti con funzione di protezione.

Pertanto la protezione di un lastrico solare ne va a modificare la sua destinazione d’uso da solaio di copertura a terrazza praticabile, ma dietro il rilascio di autorizzazioni a costruire (Trib. civ. Salerno, 10 novembre 1989).

Lastrico solare ad uso comune e ad uso esclusivo

Il lastrico solare può essere di proprietà ad uso comune o di proprietà esclusiva. Vediamo quali sono le differenze:

  • Se è una proprietà ad uso comune ogni condomino ha il diritto di sfruttarlo entro i limiti della libertà altrui.
  • Se è ad uso esclusivo il condomino che ne avrà la proprietà sarà l’unico a poterlo sfruttare.

Chi deve pagare le spese di gestione e rifacimento del lastrico solare?

La distinzione tra proprietà comune e utilizzo esclusivo va a influenzare anche la ripartizione delle spese condominiali per la manutenzione ordinaria e per eventuali lavori di rifacimento.

Prima di determinare chi deve pagare cosa, vogliamo fare chiarezza su un punto. Quando si parla di uso esclusivo del lastrico solare non bisogna dimenticare che questo, svolgendo la funzione di protezione dell’edificio, è comunque parte dei beni strutturali del condominio. In virtù di questo interviene il codice civile con l’art 1126 c.c. che sui lastrici solari  in uso esclusivo, specifica che: “quando l’uso dei lastrici solari o di una parte di essi non è comune a tutti i condòmini, quelli che ne hanno l’uso esclusivo sono tenuti a contribuire per un terzo nella spesa delle riparazioni o ricostruzioni del lastrico. Gli altri due terzi sono a carico di tutti i condòmini dell’edificio o della parte di questo a cui il lastrico solare serve“.

Per quanto riguarda i lastrici solari di proprietà comune le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria verranno ripartite per tutti i condòmini dell’edificio in base alle quote millesimali di proprietà.

Le innovazioni

Fino ad ora ci siamo limitati a individuare i soggetti obbligati a pagare per la manutenzione ordinaria e per i lavori di rifacimento del lastrico solare. Ma se gli interventi fossero solo accessori e quindi a scopo di abbellimento? In questo caso come si dovrebbe procedere?

Per la proprietà comune andrebbe messa la questione ai voti in sede di assemblea e qualora fosse accettata ci sarebbe una ripartizione delle spese secondo i millesimi di proprietà.

Per quanto riguarda il lastrico ad uso esclusivo, il condomino in questione dovrà porre la questione in sede assembleare. Dimostrando che con i lavori non modificheranno la regolarità strutturale dell’edificio. Qualora gli altri condòmini fossero d’accordo, il condomino proprietario potrà iniziare i lavori accollandosene tutti i costi.

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Vivere in condominio, la Guida del Notariato

È stata presentata oggi 19/04/2023 a Roma la Guida “Vivere in Condominio – Casi e risposte pratiche”, realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato insieme ad Anaci e 14 Associazioni dei Consumatori.

Oltre 45 milioni di italiani, secondo dati Anaci, vive in una casa in condominio. Il che significa accedere a spazi e servizi comuni con obblighi da rispettare e spese da dividere e, spesso, la mancata conoscenza dei reciproci diritti e dei doveri può portare a gravi contrasti che possono sfociare in cause legali: da queste considerazioni nasce la Guida realizzata dal Consiglio Nazionale del Notariato insieme ad Anaci (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari) e 14 Associazioni dei Consumatori (Adiconsum, Adoc, Adusbef, Altroconsumo, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, U.Di.Con, Unione Nazionale Consumatori).

L’incontro

Alcuni estratti dall’incontro di oggi 19/04/2023:

“Abbiamo fortemente voluto, con Anaci e Consumatori, questa guida per provare a mettere a disposizione della collettività uno strumento che, anche attraverso un repertorio di casi, possa proporre qualche soluzione – ha spiegato Giulio Biino Presidente del Consiglio Nazionale del Notariato – Il condominio è un luogo dove si vive insieme, e quando si vive insieme ci sono dei problemi da affrontare. Attraverso questo strumento possiamo aiutare la collettività”. In Italia sono oltre 1.200.000 i condomini censiti attraverso la presentazione del modello 770, ma secondo Anaci i numeri sono sottostimati. Gli edifici censiti sono circa 11 milioni concentrati soprattutto nelle grandi città, che totalizzano complessivamente 30 milioni di unità immobiliari. Il settore residenziale conta circa 15 milioni di unità immobiliari. In Lombardia si ha la maggiore incidenza di condomìni con il 17% del totale, nel Lazio con il 9,9% e in Campania con l’8,4%. “Vivere in condominio è molto importante, il condominio sta cambiando, ci sono una serie di servizi gestibili e altri che creano difficoltà. Servono servizi sempre più trasparenti, smart e rigorosi, e per questo servono persone sempre più preparate e continuamente aggiornate”, ha evidenziato Francesco Burrelli, Presidente Nazionale di Anaci. Oltre a illustrare le regole di funzionamento del condominio, la guida elenca una serie di casi che forniscono risposte certe alle questioni più frequenti, come quella relativa al sottotetto, la gestione dei condomini morosi, la convivenza con animali domestici. Secondo il Ministero della Giustizia nel 2022 sono diminuite le cause condominiali dinanzi ai tribunali e aumentate le controversie risolte in sede di mediazione. Sul totale di circa 2,5 milioni di cause civili, che si sono ridotte del 5,4% rispetto al 2021, quelle generate da contrasti condominiali e da liti tra vicini di casa rappresentano circa una su cinque e quindi sono 500.000. L’obiettivo della guida è proprio quello di “prevenire l’insorgenza di contenziosi e fare formazione nella cittadinanza”, ha detto Grazia Ferdenzi, avvocato di Confconsumatori. “Questa guida è uno strumento di grande utilità – ha sottolineato, infine, Luciano D’Alfonso (PD-IDP) Componente della Commissione Finanze Camera – L’ordinamento normativo non deve aspettare che accadano fatti straordinari per intervenire, ma deve attivarsi in anticipo, perchè ci sono eventi evidenti e opportunità da cogliere. Per questo dobbiamo unire le competenze per evitare stupidario che a volte ha prodotto norme incomprensibili”. La politica, ha concluso Marco Osnato (FDI), Presidente della Commissione Finanze della Camera deve “sapere che i cittadini non sono nemici, ma coloro che in qualche modo devono tenere unito il substrato sociale di questa nazione. Speriamo, dunque, di riuscire, anche con il vostro contributo, a migliorare la vita dei nostri cittadini”. La guida sarà disponibile online da oggi, scaricabile, gratuitamente, sul sito www.notariato.it.

Di cosa tratta la guida?

Oltre a illustrare le regole di funzionamento del condominio e dell’assemblea, i compiti dell’amministratore di condominio, nonché l’utilizzo delle parti comuni, nella Guida sono elencati una serie di casi che forniscono risposte certe alle questioni più frequenti. Vengono forniti, inoltre, spunti operativi da osservare in occasione della compravendita di un immobile facente parte di un condominio; infatti è proprio in tale situazione che si esplica la funzione di giustizia preventiva del notaio.

“È importante sin dal momento dell’acquisto accertare i diritti e gli obblighi che discendono dai rapporti condominiali – spiegano nella nota. – In concreto il notaio può contribuire a evitare l’insorgere di controversie, per esempio, nei contratti preliminari che hanno per oggetto beni immobili in condominio, in relazione alla regolamentazione delle spese condominiali, ordinarie e straordinarie, nel periodo compreso tra la sottoscrizione del contratto preliminare e quella del definitivo;  in sede di circolazione degli immobili, in relazione alla verifica della regolarità dei versamenti delle spese condominiali da parte del venditore; al momento della costituzione del condominio, poiché la presunzione di condominialità degli enti comuni (art. 1117 c.c.) può essere superata con l’inserimento negli atti notarili di specifiche clausole”.

Esempi pratici contenuti nella guida

  1. il singolo condomino vuole rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento e/o condizionamento? Può farlo a condizione che dal distacco dall’impianto centralizzato di riscaldamento e/o condizionamento non derivino notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. In ogni caso il rinunciante resta tenuto a concorrere alle sole spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto (che rimane comunque impianto comune) e per la sua conservazione e messa a norma.
  2. Il sottotetto è parte condominiale? La natura del sottotetto di un edificio è determinata dall’atto notarile e, in mancanza di espresso richiamo sull’atto, può presumersi comune se esso risulti in concreto, per le sue caratteristiche strutturali e funzionali, oggettivamente destinato all’uso comune o all’esercizio di un servizio di interesse comune. Il sottotetto può considerarsi, invece, pertinenza dell’appartamento dell’ultimo piano quando assolva all’esclusiva funzione di isolare e proteggere dal caldo, dal freddo e dall’umidità, e non abbia dimensioni e caratteristiche strutturali tali da consentirne l’utilizzazione come vano autonomo.
  3. L’amministratore può sospendere la fornitura dei servizi condominiali al condomino non in regola col pagamento dei contributi? Si, se il mancato pagamento dei contributi si è protratto per oltre sei mesi.  La legge stabilisce che nel caso di mora nel pagamento dei contributi che si sia protratta per un semestre, l’amministratore può sospendere il condomino moroso dalla fruizione dei servizi comuni suscettibili di godimento separato.

I condomini in Italia

Sono oltre 1.200.000 i condomini censiti in Italia attraverso la presentazione del modello 770, ma secondo Anaci i numeri sono sottostimati. Gli edifici censiti sono circa 11 milioni concentrati soprattutto nelle grandi città, che totalizzano complessivamente 30 milioni di unità immobiliari. Il settore residenziale conta circa 15 milioni di unità immobiliari, mentre le restanti unità sono utilizzate con varie destinazioni, commerciali e direzionali. In Lombardia si ha la maggiore incidenza di condomìni con il 17% del totale, nel Lazio con il 9,9% e in Campania con l’8,4%.

Secondo il Ministero della giustizia nel 2022 sono diminuite le cause condominiali dinanzi ai tribunali e aumentate le controversie risolte in sede di mediazione. Sul totale di circa 2,5 milioni di cause civili, che si sono ridotte del 5,4% rispetto al 2021, quelle generate da contrasti condominiali e da liti tra vicini di casa rappresentano circa una su cinque e quindi sono 500.000.

Quali sono le situazioni che più scatenano tensioni tra vicini? Secondo Anaci, l’uso disinvolto delle parti comuni, i rumori provenienti da altri appartamenti, gli animali domestici maleducati, l’innaffiatura di piante sul balcone, i danni prodotti da infiltrazioni, i fumi e i cattivi odori, il bucato gocciolante e perfino il disordine sul pianerottolo.